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Negli ultimi anni, l’allerta per le polveri sottili è cresciuta in modo significativo, accompagnata da crescenti preoccupazioni per l’inquinamento dell’aria nelle nostre città. Il 2023, in particolare, si è concluso come un anno interlocutorio per le città italiane in termini di inquinamento atmosferico, con risultati contrastanti. Sebbene i livelli dei principali inquinanti monitorati, come le polveri sottili (PM10 e PM2.5) e gli ossidi di azoto (NO2), siano stati complessivamente inferiori rispetto al 2022, tale miglioramento è attribuibile principalmente alle condizioni meteorologiche favorevoli durante i mesi invernali del primo semestre e il periodo autunnale del 2023. Questa interpretazione è ampiamente confermata dai report e comunicati stampa delle Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale (ARPA) e dalle Regioni.
Se da un lato questa situazione ha portato benefici alla salute dei cittadini, riducendo l’esposizione a concentrazioni dannose di inquinanti, dall’altro evidenzia l’insufficiente efficacia delle misure adottate dal Governo nazionale, dalle Regioni e dalle amministrazioni comunali nel contrastare l’emergenza cronica dell’inquinamento atmosferico, particolarmente acuta nei mesi invernali.

Analisi approfondita della situazione
Come evidenziato dal Report Malaria 2024, nel corso del 2023, ben 18 città italiane hanno superato i limiti consentiti di PM10, registrando più di 50 microgrammi per metro cubo per un massimo di 35 giorni l’anno. In testa alla lista delle non conformità troviamo Frosinone, con un preoccupante record di 70 giorni di superamento nella sua centralina di traffico urbano a Frosinone Scalo. Seguono da vicino Torino (Grassi) con 66 giorni, Treviso (Strada S. Agnese) con 63 giorni, Mantova (Via Ariosto), Padova (Arcella) e Venezia (Via Beccaria) con 62 giorni ciascuna.
Questi picchi di inquinamento rappresentano chiaramente una minaccia per la salute pubblica, esigendo risposte immediate e decisive dalle amministrazioni locali. Tuttavia, va sottolineato che tali episodi sono fortemente influenzati dalle condizioni meteorologiche e non sempre indicano un miglioramento o un peggioramento generale della qualità dell’aria.

Fonti di emissione principali
Nel nostro viaggio alla scoperta delle principali fonti di inquinamento atmosferico, emergono risultati significativi dagli studi condotti dalle Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale (ARPA). Scopriamo come il riscaldamento a biomasse e i trasporti siano protagonisti nel rilascio di particolato primario (PM10 e PM2.5), mentre l’agricoltura e i trasporti su strada incidono notevolmente sul particolato secondario. Il panorama si arricchisce con la combustione dei motori diesel e il traffico veicolare, responsabili del NO2, mentre le attività industriali, specie nelle aree urbane con nodi cruciali come autostrade, porti e aeroporti, contribuiscono a una vasta gamma di inquinanti.

Impatti sulla salute pubblica
Il PM10, particelle con diametro inferiore a 10 micrometri, e il PM2.5, con dimensioni inferiori a 2,5 micrometri, rappresentano una minaccia persistente per la salute umana, capaci di penetrare profondamente nei nostri polmoni. La direttiva europea sulla qualità dell’aria sottolinea l’importanza cruciale di monitorare questi inquinanti, soprattutto nelle aree urbane, dove le fonti di emissione sono multiformi.
Tra tutti gli inquinanti atmosferici, il PM2.5 emerge come uno dei più dannosi per la salute umana. Queste particelle ultrafini sono responsabili di serie conseguenze respiratorie e, secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, hanno contribuito nel 2021 a circa 253 mila morti premature in Europa, con l’Italia purtroppo al secondo posto con 46.800 decessi. Il controllo rigoroso di questo inquinante è essenziale per proteggere la popolazione.
Il biossido di azoto (NO2), identificato dall’OMS come un grave pericolo per la salute, deriva principalmente dall’ossidazione del monossido di azoto (NO). L’NO2 può causare danni significativi alle vie respiratorie sia a breve che a lungo termine, contribuendo anche allo smog fotochimico, all’eutrofizzazione e alle piogge acide. Nel 2021, l’eccessiva esposizione a questo gas ha portato a 11.300 morti in Italia, sottolineando la sua pericolosità e l’urgenza di mitigarne l’impatto.
Per affrontare efficacemente l’inquinamento atmosferico, è necessario adottare un approccio integrato che tenga conto delle specificità territoriali e delle molteplici fonti di emissione. Solo con un impegno congiunto e deciso sarà possibile ridurre l’emergenza smog e migliorare la qualità dell’aria nelle città italiane nel medio termine.

Rinnovamento energetico e riduzione dell’inquinamento: il nuovo corso del riscaldamento domestico in Italia
Frequentemente si attribuisce lo smog e l’inquinamento atmosferico principalmente ai mezzi di trasporto. Tuttavia, essi rappresentano solamente una frazione del problema. Le emissioni di particolato primario derivanti da stufe, caminetti e caldaie hanno un impatto considerevole sulla qualità dell’aria. È emblematico il caso del riscaldamento domestico in Italia, responsabile di ben il 64% delle emissioni di polveri sottili PM2.5 e del 53% delle PM10.
Esaminiamo i tipi di combustibili maggiormente adoperati nel Paese, seguendo quanto riportato da un recente studio sulla decarbonizzazione redatto da Elemens per Legambiente e Kyoto Club. Le fonti principali comprendono il metano, utilizzato in 17,5 milioni di abitazioni; il legname, impiegato in 3,6 milioni di case; seguiti poi dall’elettricità e dal gasolio, usati in 1,3 milioni di unità abitative e dal GPL, presente in 1,2 milioni di abitazioni.
L’introduzione delle pompe di calore elettriche per il riscaldamento emerge come una soluzione promettente per diminuire la concentrazione di polveri sottili nell’atmosfera, migliorando quindi la qualità dell’aria urbana e la salute pubblica.
In un contesto globale che richiede azioni concrete per la sostenibilità ambientale, si rivela essenziale un ambizioso piano a lungo termine per l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio, sia pubblico che privato. L’obiettivo è ambizioso ma necessario: una trasformazione radicale dei sistemi di riscaldamento e condizionamento, iniziando con l’eliminazione delle obsolete caldaie a gas, che nel 2021 hanno comportato un dispendio di 3,2 miliardi di euro.
Il programma suggerito auspica un’accelerazione nell’adozione di tecnologie all’avanguardia, sostenibili ed efficaci, alimentate da energie rinnovabili. Questa innovazione non si limita alla sola riqualificazione degli impianti esistenti, ma incoraggia anche una politica proattiva e lungimirante verso la decarbonizzazione totale di questi sistemi fondamentali.
In questo nuovo panorama, l’industria del riscaldamento è invitata a una profonda innovazione. È imperativo che le caldaie e i generatori di calore a biomassa, comunemente impiegati in aree urbane altamente inquinate, vengano gradualmente sostituiti. Ciò dovrebbe spianare la strada all’introduzione di tecnologie a bassa emissione o soluzioni ibride che integrano biomassa con risorse rinnovabili, minimizzando così le emissioni dannose per l’ambiente.

Utilizzare l’energia sostenibile con le pompe di calore
Nel cuore della rivoluzione energetica, un protagonista silenzioso e potente sta emergendo come una delle soluzioni più efficaci per un futuro sostenibile: la pompa di calore. Superando i tradizionali metodi di riscaldamento e raffreddamento, questi sofisticati dispositivi non sono solo guardiani del comfort domestico, ma veri e propri alleati nella lotta contro il cambiamento climatico.
L’installazione di una pompa di calore è particolarmente vantaggiosa nelle aree urbane, dove la qualità dell’aria è spesso già compromessa da smog e inquinanti. Grazie alla loro tecnologia all’avanguardia, le pompe di calore riducono significativamente la quantità di inquinanti rilasciati, contribuendo a un mondo meno surriscaldato e decisamente più respirabile.
Ma non è tutto: la pompa di calore rappresenta una tecnologia fondamentale per il raggiungimento del settimo obiettivo dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Grazie alla sua capacità di migliorare l’efficienza energetica e promuovere l’uso di fonti rinnovabili, questa soluzione consente di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale in modo efficace ed efficiente, riducendo l’impatto energetico degli edifici.
Adottare tecnologie sostenibili come le pompe di calore non è solo una decisione ecologica, ma una scelta proattiva per un futuro migliore. Ogni installazione contribuisce a un modello di vita sostenibile ed è un’espressione di cura nei confronti del mondo che ci circonda.
È tempo di abbracciare il cambiamento e di permettere alle pompe di calore di trasformare le nostre abitazioni non solo in luoghi più confortevoli, ma in veri e propri baluardi nella custodia del nostro futuro. 

Affidati alla nostra esperienza per una consulenza gratuita.
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