WMO (World Meteorological Organization), agenzia delle Nazioni Unite attiva nella cooperazione e nel coordinamento internazionale, si occupa dei campi di “weather, climate and water” a livello sia di ricerca, informazione e network, sia di applicazione scientifica e tecnologica. Questo ente pubblica annualmente un report dal titolo “WMO Statement on the State of the Global Climate”, nel quale espone lo stato di alcuni indicatori climatici ed inoltre i rischi ambientali legati al cambiamento climatico. L’ultima edizione, WMO Statement on the State of the Global Climate in 2018 riporta dati allarmanti.

I sette principali “state-of-the-climate indicators” utilizzati convenzionalmente da WMO rivelano le condizioni delle varie parti costitutive del sistema climatico globale, cioè la biosfera, l’atmosfera, l’idrosfera e la criosfera. Essi sono la temperatura della superficie terrestre, il riscaldamento delle acque oceaniche, la concentrazione di gas serra, l’acidificazione degli oceani, l’innalzamento del livello del mare, correlato al volume e all’estensione dei ghiacci artici e antartici.

Nel report viene posto l’accento anche sui fenomeni estremi legati al cambiamento climatico: cicloni tropicali, uragani, inondazioni, ma anche siccità e incendi. Si osserva come i fattori di natura antropogenica abbiano aumentato le probabilità che tali avvenimenti si verificassero, soprattutto per quanto riguarda gli eventi legati all’aumento della temperatura, ma anche in quelli di carattere prettamente idrogeologico, pur più soggetti a interna variabilità.

Strettamente concatenati l’uno all’altro, vengono inoltre sottolineati i rischi ambientali e sociali di più ampio raggio, e viene citato a questo proposito un numero estremamente elevato di persone colpite nel 2018 da calamità naturali secondo il CRED (Centre for Research of the Epidemiology of Disasters): 62 milioni. Oltre all’impatto di carattere prettamente ambientale, non sono meno evidenti i fenomeni socioeconomici globalmente rilevanti quali i danni all’agricoltura e la conseguente emergenza alimentare, o il numero di profughi (“displaced people”) resi tali direttamente o indirettamente da catastrofi naturali, oltre 2 milioni secondo le stime di IOM (International Organization for Migration).

“The data released in this report give cause for great concern. The past four years were the warmest on record, with the global average surface temperature in 2018 approximately 1 °C above the pre-industrial baseline […]” queste le parole di Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ad introduzione dello Statement “There is no longer any time for delay. I commend this report as an indispensable contribution to global efforts to avert irreversible climate disruption”.